Memoria olfattiva
Uomo Libero
Poudre Rouge nasce da un’avventura nel deserto del Marocco. Ero diretto a Ouarzazate per cercare l’olio essenziale di rosa, ma alla fine non trovai solo un’essenza. Partito da Marrakech con un’auto malmessa, mi sono inerpicato su una strada tortuosa attraverso i monti dell’Atlante. Dopo pochi chilometri, la vegetazione è diventata più rada per lasciare spazio ad un paesaggio arido fatto di terra e rocce rosse, sembrava un paesaggio lunare. Appena superate le montagne, arrivai in una città fortificata, avevo la sensazione di vivere nel film “Lawrence d’Arabia“. Alte mura ed enormi torri di terra rossa fatte a mano contornate da palme, nel mezzo di un deserto: ero stato praticamente catapultato in un altro mondo. Arrivato a Ouarzazate, ho scoperto che gli “Studios” di Hollywood avevano infatti girato qui alcuni film che hanno fatto la storia del cinema. Subito prima di arrivare in questa città si trova la Kasbah più famosa del Marocco, Kasbah Ait Ben Haddou, scolpita nella montagna: una vista che lascia a bocca aperta. Non ci sono parole per descrivere quello che la natura e la mano dell’uomo hanno plasmato nel tempo. Il silenzio accompagna il viaggiatore che si inoltra nei vicoli di questa millenaria città, un silenzio di ammirazione, un silenzio di rispetto. Arrivato finalmente nella valle delle rose, rimasi incredulo nel vedere quest’oasi con piante di rosa damascena nel mezzo di un paesaggio così arido e rosso. Probabilmente la presenza della rosa damascena in questo luogo deriva da carovanieri e mercanti provenienti da Oriente che lasciarono qui semi di rosa come merce di scambio. Oggi in questa valle si coltivano ancora tonnellate di rose che producono un olio essenziale tra i più pregiati al mondo. Lungo il viaggio di ritorno, notai un simbolo disegnato su una roccia, sembrava una pittura rupestre: era la lettera “Z” dell’alfabeto berbero, che significa “uomo libero”, libertà. In quel momento tutto quello che avevo visto e vissuto fino a quel giorno mi passò davanti agli occhi, dal viaggio nella kasbha alla condivisione del cibo mangiato con le mani, al the bevuto nel deserto con il mio amico Omar, e compresi il significato che quelle popolazioni danno alla parola Libertà. Da quel giorno porto sempre quel simbolo al collo.